Quando un familiare prende decisioni pericolose: come proteggerlo con l’inabilitazione
- avvdanielatorrisi
- 9 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Tuo padre è sempre stato una persona equilibrata, ma da qualche tempo prende decisioni economiche insensate. Firma contratti senza valutarne le conseguenze, presta soldi a chiunque glieli chieda, ha iniziato a giocare d’azzardo o a fidarsi di persone che chiaramente lo stanno raggirando.
Tuo marito ha una dipendenza dall’alcol o dalle droghe e non si rende conto di quello che fa. Sta dilapidando il suo patrimonio, rischiando di perdere tutto, e non vuole sentire ragioni.
Tua madre è vulnerabile, facilmente influenzabile. Ogni giorno riceve telefonate da sedicenti consulenti che la convincono a fare investimenti pericolosi. Tu provi a metterla in guardia, ma lei non ti ascolta e continua a cadere nelle stesse trappole.
Se ti trovi in una di queste situazioni, probabilmente ti senti impotente e combattuto. Da un lato, non vuoi togliere autonomia a una persona cara. Dall’altro, sai che, se non intervieni, la situazione potrebbe peggiorare e diventare irreparabile.

L’inabilitazione: proteggere senza privare della libertà
L’inabilitazione è una misura pensata proprio per chi non è più in grado di gestire in modo lucido il proprio patrimonio ma non è totalmente incapace. A differenza dell’interdizione, che priva completamente della capacità di agire, l’inabilitazione lascia alla persona una certa autonomia, ma la affianca a un curatore per le scelte più importanti.
Significa che tuo padre, tua madre o tuo fratello potranno continuare a vivere la loro vita, ma non potranno più vendere una casa, accendere un mutuo o fare investimenti rischiosi senza un controllo.
Non è una punizione, ma un sistema di protezione: serve a impedire che scelte sbagliate, spesso dettate da fragilità, possano danneggiare loro stessi e la famiglia.
Come funziona il procedimento?
Se stai pensando di chiedere l’inabilitazione di un familiare, sappi che si tratta di un procedimento che si svolge davanti al tribunale e richiede una valutazione attenta della situazione.
1. Presentazione del ricorso – Il procedimento si avvia con un ricorso al tribunale del luogo di residenza della persona da inabilitare. Possono presentarlo i parenti più stretti, il coniuge o anche il pubblico ministero.
2. Esame della situazione – Il giudice ascolta la persona interessata e, se necessario, dispone una perizia medica per valutare il suo stato.
3. Decisione del tribunale – Se il tribunale ritiene che l’inabilitazione sia necessaria, la dichiara con una sentenza e nomina un curatore, che avrà il compito di affiancare la persona negli atti più importanti.
Che cosa comporta l’inabilitazione?
Nella maggior parte dei casi, il curatore è un familiare – un figlio, un coniuge, un fratello – scelto proprio per garantire la continuità affettiva e il rispetto della volontà dell’inabilitato.
L’inabilitato mantiene la capacità di compiere autonomamente gli atti quotidiani, come fare acquisti di beni di modesta entità o gestire le spese ordinarie. Tuttavia, per gli atti di maggiore rilevanza economica e patrimoniale, come la vendita di una casa, la sottoscrizione di un mutuo o una donazione, è necessario il consenso del curatore. Questo meccanismo serve a prevenire scelte avventate o dannose, proteggendo il patrimonio della persona e della sua famiglia, consentendo al contempo di trovare un equilibrio tra tutela e autonomia, evitando il rischio che la persona perda tutto, senza privarla completamente della possibilità di agire.
Il ruolo del curatore è quindi quello di una guida e di un supporto, non di un sostituto. La sua presenza garantisce che le scelte più importanti siano ponderate e nell’interesse della persona, senza escluderla radicalmente dalla gestione della propria vita.
Non è un percorso semplice, né emotivamente né giuridicamente. Ma in alcuni casi è l’unico modo per proteggere chi amiamo.
Quando rivolgersi a un avvocato?
Se hai il sospetto che un tuo familiare non sia più in grado di gestire il proprio patrimonio in modo responsabile, è il momento di farti alcune domande:
• Sta prendendo decisioni che potrebbero metterlo in difficoltà economica?
• È vittima di truffe o influenze esterne?
• Sta mettendo a rischio il patrimonio familiare con scelte impulsive?
Se anche solo una di queste domande ti preoccupa, il consiglio è di non aspettare.
Il mio studio legale può aiutarti a valutare la situazione, capire se l’inabilitazione è la soluzione giusta e guidarti in ogni passo del procedimento. Non è una scelta facile, ma è un atto di responsabilità.
Contattami per una consulenza: insieme troveremo la strada migliore per proteggere il tuo familiare, nel rispetto della sua dignità e dei suoi diritti.



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